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Leishmaniosi del cane: trasmissione, sintomi, prevenzione

La leishmaniosi del cane è una malattia infettiva causata da un protozoo, Leishmania Infantum. A fare da vettore del parassita sono i Flebotomi o Pappataci (Phlebotomus perniciosus): insetti più piccoli e silenziosi di una zanzara, che nutrendosi di sangue per alimentarsi possono pungere sia il cane che l’uomo, veicolando il microrganismo e trasmettendo la malattia sia tra individui della stessa specie che dall’una all’altra. La leishmaniosi nel cane rientra quindi tra le zoonosi, cioè le malattie trasmissibili dall’animale all’uomo, e come tale meritevole di ancor più attenzione.

I climi ideali per i Pappataci sono il mediterraneo e il tropicale o subtropicale. Questi insetti sono attivi, nei mesi caldi, indicativamente da maggio a ottobre, prevalentemente al crepuscolo e nelle ore notturne.

Fino a qualche anno fa le zone endemiche, quelle cioè in cui si trovava il Flebotomo e di conseguenza gli animali (e l’uomo) erano a rischio di infettarsi erano limitate a: Liguria, aree costiere del Centro-Sud (soprattutto sul versante Tirrenico) e Isole. Purtroppo, però, l’area di diffusione della Leishmaniosi è in costante espansione in tutta la nostra penisola. Sia per la progressiva tropicalizzazione del clima, sia per la crescente abitudine a spostarsi con i propri pet, che per la costante migrazione di cani randagi provenienti dai canili di Grecia e Spagna e dalle regioni del meridione d’Italia verso le zone del centro-nord Italia.

MODALITÀ DI TRASMISSIONE

Leishmania infantum è un protozoo piuttosto particolare, per svilupparsi e moltiplicarsi ha bisogno di avere a disposizione sia un flebotomo che un mammifero, quale il cane o l’uomo. Il primo, pungendo un animale infetto ed ingerendone il sangue, assume anche le leishmanie e ne diventa il vettore reinoculandole nella “vittima” successiva.

SINTOMI DELLA LEISHMANIOSI NEL CANE

Il periodo di incubazione della leishmaniosi nel cane può variare da alcuni mesi ad anni in cui il cane appare sano. Una volta entrata nel circolo ematico del cane, la leishmaniosi si manifesta prevalentemente in forma generalizzata, coinvolgendo diversi apparati e organi. Il decorso è quasi sempre subacuto o cronico.

Il quadro sintomatologico è vario e complesso. Le manifestazioni cliniche più comuni della leishmaniosi sono l’alopecia (perdita di pelo) intorno a occhi, zampe e dorso e la dermatite secca esfoliativa, caratterizzata da un mantello ricoperto di scaglie. Tali forme dermatologiche sono per lo più refrattarie a qualunque terapia e sono spesso non pruriginose e simmetriche. 

Si possono notare, inoltre, linfoadenopatia generalizzata con ingrossamento dei linfonodi esplorabili, ed una serie di lesioni su orecchie, mucosa orale e naso, con relativa epitassi. 

In seguito è frequente il sopraggiungere di poliartriti con dolori articolari, uveiti e onicogrifosi (crescita rapida di unghie spesse e deformi). Tra i sintomi più aspecifici si possono rilevare perdita di peso, febbre, letargia e zoppie. 

Talvolta, la leishmaniosi nel cane può decorrere in forma asintomatica, fattore che ostacola una diagnosi tempestiva. Più rara è la forma acuta, che esordisce con febbre elevata, drastico calo dell’appetito e abbattimento generale. In quest’ultimo caso, la prognosi è quasi sempre infausta.

I cani affetti da leishmaniosi sviluppano glomerulonefrite, un processo infiammatorio a carico dei reni, che ne compromette la capacità filtrante. La progressione del danno, sul medio-lungo periodo, determina l’instaurarsi di insufficienza renale cronica: la più frequente causa di decesso dei soggetti malati.

TERAPIA DELLA LEISHMANIOSI NEL CANE

Una diagnosi precoce di leishmaniosi nel cane favorisce l’efficacia della terapia. 

La terapia è sia specifica, ossia volta a bloccare l’azione del parassita, attraverso l’uso di farmaci leishmanicidi, sia sintomatica, cioè utile a tenere sotto controllo le manifestazioni cliniche associate al progredire della malattia.

Non esiste un trattamento definitivo per la leishmaniosi nel cane; le terapie intraprese dal medico veterinario avranno lo scopo di controllare i sintomi della malattia e rallentarne la progressione. 

Non essendoci una terapia capace di eliminare completamente il parassita, questo rimane infettante e presente all’interno dell’organismo del cane per tutta la sua vita, motivo per cui il cane positivo alla leishmaniosi dovrà essere sottoposto spesso a esami clinici, per monitorare l’andamento dell’infezione protozoaria e provvedere a nuovi cicli terapeutici, se necessario.

PREVENZIONE DELLA LEISHMANIOSI NEL CANE

Vista la difficoltà a eradicare l’infezione, che può protrarsi per l’intera vita dell’animale, la profilassi della leishmaniosi nel cane si rivela fondamentale. Per evitare il contagio, è quindi utile ricorrere a un insieme di strategie preventive, in grado di ridurre il rischio di puntura da parte del flebotomo.

Gli antiparassitari esterni sono fondamentali nella lotta alla leishmaniosi nel cane. È essenziale che abbiano un effetto repellente nei confronti dei flebotomi, per impedire loro di avvicinarsi all’animale e compiere il pasto di sangue. Possono anche avere un’azione insetticida, tale per cui un eventuale contatto con il cane conduce rapidamente a morte i piccoli insetti.

Altre utili contromisure consistono nel ridurre il più possibile i tempi d’esposizione al flebotomo. Oltre a fare uso di prodotti repellenti specifici, che rappresentano la prima barriera contro la puntura dei pappataci, è quindi consigliabile limitare le passeggiate serali del cane ed evitare le zone nei pressi di corsi d’acqua, specie se stagnanti, far dormire l’animale all’interno dell’abitazione durante le ore notturne e installare zanzariere a maglie fitte alle porte e alle finestre di casa.

Attenzione: i prodotti con effetto repellente nei confronti dei flebotomi contengono permetrina, pertanto non vanno utilizzati sui gatti, ma esclusivamente sui cani.

Il vaccino ha cambiato radicalmente l’approccio alla prevenzione della patologia.

Il nuovo vaccino contro la leishmaniosi protegge il cane dall’interno: potenzia il sistema immunitario, rinforzandolo e riducendo così il rischio per il cane di contrarre la malattia.

La vaccinazione stimola la risposta immunitaria dell’animale e riduce la probabilità di contrarre la malattia, ma l’efficacia non arriva al 100%. Questo vuol dire che alcuni cani potrebbero ammalarsi comunque. Tuttavia, nel caso in cui l’infezione avvenga lo stesso, il vaccino allevia i sintomi e permette alla malattia di evolversi in modo meno grave.

Il vaccino non elimina del tutto il rischio di contrarre la malattia e soprattutto non elimina il contagio, cioè non impedisce ai pappataci di trasmettere il parassita rendendo il cane un possibile serbatoio di infezione per altri animali. 

Per questo motivo è fondamentale abbinare la vaccinazione alla profilassi con un trattamento antiparassitario che tenga i pappataci lontani dal cane, l’azione combinata di vaccino e repellente esterno rappresenta la massima protezione che si può dare al nostro animale contro questa temibile malattia.

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